Bonzo e i tre Avventurieri

C'era una volta in Cina un bonzo -un monaco asceta per intenderci, uno di quei bigottoni tutto casa e monastero- che fu incaricato da Bodhisttava di recarsi in India per ottenere dei Sutra -testi sacri- introvabili in Asia. Destino vuole che tale monaco venga accompagnato nel suo viaggio verso Occidente da un Demone Scimmia, un mostro acquatico e un cinghiale, e cavalca un cavallo che in realtà non è un cavallo, bensì un drago. Eccovi qui il sunto di una delle leggende più famose in tutto l'oriente, che ha ispirato non solo personaggi del calibro del protagonista di Dragon Ball ma anche la fondamentale trama di Gensomaden Saiyuki, o più semplicemente Saiyuki, il manga di maggior successo di Kazuya Minekura. Saiyuki si propone ai più come un manga per adolescenti, anche se il particolare stile sia di disegno che narrativo della Minekura appassiona anche il pubblico femminile. La storia di Genzo Sanzo Hoshi, bonzo incaricato dagli dèi di proteggere i sacri sutra a lui affidati e capire perché nel Tongenkyo, mondo dapprima abitato da demoni e uomini che convivevano pacificamente, gli esseri demoniaci abbiano del tutto perso la ragione. Al suo fianco viaggiano la scimmia Son Goku, il Kappa -demone dei fiumi- Sha Gojyo e il "cinghiale" Cho Hakkai (Cho=Cinghiale in giapponese, in realtà Hakkai è un essere umano tramutatosi in demone), insieme a Hakuryu, il draghetto bianco che si trasforma... in jeep! Sul loro cammino incontreranno demoni disposti a tutto pur di ucciderli e di impossessarsi dei sutra di Sanzo, faranno i conti con loro stessi e i loro sentimenti, ma soprattutto il loro passato travagliato e doloroso. Inoltre, se in ognuno di noi è presente un po' di oscurità anche in un cuore colmo di luce, Goku e Hakkai hanno a che fare con i loro demoni interiori; senza i loro particolari sigilli, entrambi perdono il controllo e attaccano indiscriminatamente chiunque incontrino -anche se Hakkai dimostra di aver più controllo di sè stesso del compagno-. 

Un manga appassionante, dalla trama filosofica, il disegno dal bel tratto caratteristico e ben delineato della Minekura e i personaggi ben caratterizzati sia dal punto di vista fisico-caratteriale che storico e psicologico. Ho amato questo manga dalla prima volta in cui lo presi in mano, e penso che sia la prima opera per cui ho faticato e sputato sangue per avere completa nella mia libreria. L'atmosfera fantasy, la trama intricata e tutta la storia dietro ai personaggi non possono fare altro che farti amare Saiyuki, e ti spinge a volerlo seguire fino alla fine.
L'unico problema? Appunto questo. Saiyuki non sembra avere una fine.
La Minekura, si è sempre risaputo, ha sempre avuto problemi di salute, e a causa di questo è stata costretta a suddividere la realizzazione di Saiyuki in due manga, collegati tra loro cronologicamente: Gensomaden e Saiyuki Reload. Beh, dopo aver saccheggiato totalmente le mie fumetterie di fiducia, spaccando le balle anche a quella di Sestri Ponente per ottenere la serie completa del Reload, composta di dieci volumi, volete che non ci scopra che non esiste una vera e propria fine al termine del 10 tanbok? E porco Ener però! Roba da lasciarti con la tachicardia a mille e la voglia di andare a bruciare la sede della Dynit, ovunque essa sia in Italia, e quella della Enix in Giappone. No, non posso prendermela con la dolce Kazuya Minekura, un po' perché la stimo troppo come Mangaka, e un po' perché già poverina soffre di salute, se la vado anche a minacciare di morte, col cavolo che saprò come andrà a finire il suo Viaggio verso Occidente. In compenso però ha donato al mondo quella splendida opera che è Saiyuki Gaiden, -di cui preferisco parlare in una recensione a parte- e per questo forse potrei perdonarla.


In cosa Saiyuki merita di più di tutto di essere letto? Il legame tra i personaggi. Spesso le fangherle fraintendono Saiyuki, e in genere le opere della Minekura come Wild Adapter come manga dal sottofondo yaoi. Ok, io stessa sono una convinta sostenitrice di tale genere, e nel proprio immaginario può anche essere. Ma come la Mangaka ribadisce, le sue non sono opere yaoi. Il legame che c'è tra i quattro protagonisti è qualcosa di unico, che ti lascia nel segno. In particolar modo quello tra Sanzo e Goku. Amicizia nel puro semplice senso del termine, spirito di sacrificio, commozione ed orgoglio di far parte di quel gruppo di spericolati avventurieri, un po' umani e un po' demoni. Per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, poi, Saiyuki eccelle in quanto riguarda le emozioni e i sentimenti. I personaggi di Saiyuki non sono supereroi, non sono privi di difetti, anzi. Sono di quanto più umano e simile alla realtà possa essere presente in un manga.



In conclusione. Se si è veramente appassionati di manga, se si amano le storie mistico-spirituali oppure si è fanatici di sbudellamenti di demoni, o si ha voglia di provare emozioni forti, Saiyuki in tutta la sua completezza di opere è da leggere, anche se dovrete essere preparati a non poter vedere la fine del manga prima della fine del mondo. Davvero, vale la pena di leggerlo e di lasciarti trasportare dalle emozioni che solo Saiyuki sa darti. Ma, seriamente, se vi volete bene e se amate Saiyuki, non guardate l'anime. Davvero, statene lontano, come se avesse la peste. Poi non dite che non vi avevo avvertito, eh?


ps. Non lo dico solo perché voglio sapere come caspiterina andrà a finire Saiyuki -moriranno tutti?-, ma spero che la Minekura guarisca presto dalla grave malattia che l'affligge. Gambatte!

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